Ceramica etrusca

busto etrusco

Intorno alla metà dell’VIII sec. a.C. nell’area etrusco-laziale, in seguito ai contatti con i coloni euboici di Pithecusa e Cuma, compare una serie di vasi di argilla depurata realizzati al tornio e decorati da motivi dipinti ispirati al repertorio geometrico greco. Sono per lo più skyphoi (a semicerchi pendenti, à chevrons, a metopa con uccello, a meandri, ecc.) e oinochoai a bocca tonda, che attestano la parallela diffusione di abitudini di vita greche, in particolare la presenza del vino nella dieta etrusca. Recenti esami basati anche sulle analisi delle argille, oltre a stabilire la provenienza delle importazioni da diverse zone della Grecia (Eubea, Cicladi, Corinto, Attica) hanno evidenziato l’esistenza, fin dal periodo più antico, di esemplari realizzati localmente, probabilmente da artigiani greci immigrati, responsabili dell’avvio di officine in Etruria. Queste prime produzioni applicano schemi e ornati euboico-cicladici anche a forme indigene (ad es., l’orciolo) e, sebbene quantitativamente ridotte, hanno un certo raggio di diffusione: coppe à chevrons e brocchette veienti provengono dall’agro falisco e dal Latium vetus, orcioli laziali da Veio, brocchette tarquiniesi da Bisenzio, Castel di Decima, La Rustica e Veio.